Sex and the City è finito nel 2004, ma a seguire ci sono stati due film, non particolarmente gratificanti, e una serie prequel. Che altro ci aspetta?
Era il 6 giugno 1998 quando andò in onda sull’emittente HBO la prima puntata di Sex and The City, un telefilm destinato a cambiare la storia della tv. Non voglio raccontarvi la storia della serie, do per scontato che le vicende di Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha siano ben note, ma voglio invece cercare di rispondere ad altre domande. Ad esempio, perché dopo ventitre anni dalla prima messa in onda siamo ancora qui a parlare di Sex and The City? Perché troviamo ancora oggi ragazze di 15-20 anni, non ancora nate quando uscì la serie, paragonarsi all’una o all’altra delle protagoniste? E perché nonostante i malcontenti derivati dall’assenza di una delle protagoniste, siamo tutti col fiato sospeso?
Scopriamolo insieme.

Perché ha rivoluzionato il panorama televisivo dell’epoca.
Per inquadrare meglio la serie è necessario inserirla in un preciso contesto storico e televisivo. Era la fine degli anni 90, Friends era la sit-com più vista insieme a La Tata, quando tra questi giganti si inseriscono Will & Grace, uscita anch’essa nel 1998, e Sex and The City, due tra le serie più rivoluzionarie del panorama televisivo di quel periodo. Comica la prima, un po’ più seria la seconda, con il loro nuovo linguaggio sboccato e con una naturalezza mai usata in passato trattano tematiche delicate con una leggerezza mai vista in tv, quali rispettivamente l’omosessualità e il sesso in generale.
In Sex and The City il sesso viene sdoganato e trattato, raccontato e visto da una prospettiva totalmente femminile. Sono quattro donne che ne parlano come fossero uomini – o meglio, come si era soliti sentirne parlare gli uomini – e capite bene quanto questo possa incuriosire. Certamente ora la cosa non farebbe più così tanto scalpore, la televisione non è più così intransigente e discorsi sul sesso sono all’ordine del giorno, ma ricordiamoci che all’epoca una trattazione così spontanea su una materia del genere non era così scontata. Ma non è solo sesso, non sarebbe sopravvissuta tanto altrimenti. E’ un fenomeno culturale senza tempo perché tratta di tematiche che non hanno una data di scadenza: libertà, amore e soprattutto amicizia. Le storie delle ragazze sono entrate così profondamente nelle nostre case – e nei nostri cuori, ormai – che luoghi e personaggi sono diventati modi di dire nel linguaggio comune. Ad esempio, non è così inusuale sentir dire da una giovane donna “ho trovato il mio Mr Big!”

Bisogna però precisare che l’amore più grande ad essere raccontato è quello tra le quattro donne che, seppur con qualche litigio, come è naturale che sia, si sono sempre supportate l’un l’altra nei momenti difficili e hanno saputo ridere insieme nelle serate più allegre. Le ragazze sono una seconda famiglia – anzi, la prima, dato che nel telefilm i parenti veri e propri non vengono quasi mai nominati – e come dice Big “con voi un uomo è fortunato se arriva quarto”.
Un ulteriore merito di Sex and The City è quello di averci fatto innamorare di New York, la quinta protagonista della serie. Tutte le ragazze amano New York, la città per eccellenza, “la città che non dorme mai, quella in cui puoi trovare qualsiasi cosa a qualsiasi ora, anche un taxi alle 4 del mattino.” New York è uno stile di vita e non c’è spazio per chi non ama la città, addirittura non è contemplato un mondo fuori. “Cosa c’è oltre New York?”. Non è raro che una delle protagoniste rifiuti di uscire con qualcuno “solo” perché non ama la città, ricordiamo bene il ragazzo piantato in asso da Miranda, oppure il bel marinaio che ha incontrato Carrie. Le gite fuori città sono viste come avventure temporanee, non sempre positive, da cui spesso non si vede l’ora di tornare, pensiamo ad esempio alla fuga – sì, una vera e propria fuga dopo la rottura con Aiden– a Los Angeles, una realtà totalmente diversa da New York a cui le ragazze non si riescono ad adattare, o alla casa in campagna – a cui Carrie, invece, non si vuole adattare.
